HOT THIS WEEK IN FARMACEUTICA YOUNGER N.60

Silvia Vernotico
Un team di ricercatori dell’Università della Pensilvania ha messo a punto dei nanocarriers (NCs) che si ancorano ai globuli rossi (RBCs, red blood cells), in modo da sfruttare un loro passaggio nel circolo sanguigno per arrivare così all'organo bersaglio. I ricercatori li hanno soprannominati red blood cell -hitchhiking (RH), ovvero "globuli rossi-autostop".
Per fare ciò i ricercatori hanno isolato i globuli rossi di topi mediante prelievo venoso e li hanno incubati con nanoparticelle, in modo da essere adsorbite sulla loro superficie. Successivamente il complesso così formato da globuli rossi con i nanocarriers adesi (NC–RBC) è stato iniettato nei topi attraverso cateteri arteriosi. Se così iniettati, i nanocarriers si accumulano nel primo organo che incontrano a valle del sito di iniezione. I ricercatori pensano che i capillari stretti possano causare il distacco dei nanocarries dalla superficie dei globuli rossi e il loro trasferimento alle cellule dell’organo che si trova in prossimità dei capillari. Spostando il catetere su diverse arterie, i ricercatori possono bersagliare selettivamente così diversi organi.
La più grossa novità di questo tipo di approccio alla drug delivery è che, secondo lo studio condotto, i macrofagi dei roditori ignorano le nanoparticelle che sono così mascherate ai loro occhi perché adese sulla superficie dei globuli rossi, consentendo loro di rimanere nel sangue invece di essere eliminati dal fegato. Inoltre, quando i ricercatori hanno introdotto le NC–RBC nelle arterie carotidi dei topi, il 10% di esse è finito nel cervello rispetto all'1% quando si iniettavano nanoparticelle da sole, portando così ad un aumento di dieci volte nell'efficienza della consegna.
I ricercatori pensano inoltre, che un simile approccio, possa aumentare il rilascio di farmaci in caso di infarti, ictus embolici e molte altre malattie per i quali i protocolli di cura già prevedono l’utilizzo di cateteri arteriosi.