Antonio Magnelli, Carriere nel Farmaceutico

Giorgia BottelloGiorgia Bottello

Giorgia Bottello

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Antonio Magnelli, Carriere nel Farmaceutico

ANTONIO MAGNELLI, Head of Global Manufacturing Division di Chiesi Group. Scopriamo insieme chi è e quale è il suo messaggio per i giovani professionisti del settore farmaceutico in questa intervista esclusiva.

Calabrese di origine, con una laurea in Ingegneria Chimica e con oltre 20 anni di esperienza nell'industria farmaceutica (Sanofi, Patheon), Antonio Magnelli attualmente ricopre, nell’azienda parmense Chiesi Group, il ruolo di Head of Global Manufacturing Division, ed è parte dell’Executive Committee del Gruppo. Tra i progetti innovativi che sta portando avanti, vi è la transizione della produzione ecologica e il futuro verso uno sviluppo di prodotti farmaceutici più sostenibile, integrato e resiliente.

💬 Quale è stato Il suo percorso professionale e accademico?

Ho Iniziato la mia carriera a Catania per un gruppo locale specializzato in baby food, prodotti liofilizzati, poi mi sono spostato in Sanofi ad Anagni.

Lavorare in piccole realtà permette di avere una visione più complessiva di un’azienda, nei gruppi più grandi spesso ci si concentra solo sulla propria area di azione/interesse.

Sono entrato in produzione e ho gestito progetti importanti, mi occupavo di tecnologie in ambito di liofilizzazione, contribuendo al revamping dell'area sterile ad Anagni. Poi sono passato in Patheon come capo di un reparto sterile: era un ex stabilimento di Boehringer Ingelheim, poi acquisito da Roche, una realtà piccola di 250 persone. Lì ho avuto modo di crescere e di sviluppare la mia carriera; ho ricoperto diversi ruoli di crescente responsabilità,  da capo reparto a Responsabile di Produzione, poi Responsabile manutenzione e produzione, Responsabile di stabilimento, Responsabile degli stabilimenti Europei, fino all’ingresso nel comitato esecutivo di Patheon. Molto in breve ma è stato un percorso lungo. Mi sono spostato da Patheon, prima in Baxalta, poi sono arrivato in Chiesi.

La cosa che mi attira è vedere l'azienda nella sua interezza e farne parte pensando di poter fare la differenza. Il lavoro deve essere divertimento e laddove non ci sia la convinzione di poter fare la differenza, può diventare noioso. Mi piace pensare di essere ancora ragazzino anche se ho più di 30 anni di esperienza e ho ancora tante sfide da affrontare.

💬 Si pensa sempre che la produzione sia noiosa, cosa le piace di questo mondo?

Il mio essere “produzione” oggi è molto relativo perché ora gestisco il farmaco a 360°. La cosa che più mi piace è che in produzione succede qualcosa di nuovo ogni giorno. E chi non la pensa così vuol dire che non ha mai lavorato in produzione. È visto come un lavoro ripetitivo, in realtà gli impianti sono altamente complessi, offrono tante opportunità e possibilità di miglioramento. Trovo molto stimolante coniugare le attività operative con la cultura tecnologica, perché solamente applicando le nostre conoscenze al lavoro quotidiano possiamo migliorarci. Ho sempre dedicato tempo e attenzione al miglioramento dei processi e delle singole attività, al fine di rendere la produzione più efficiente e gratificare l’impegno delle persone.

La cosa che mi spaventa quando parlo con qualcuno che fa manufacturing, è la ricerca di qualcosa che sa già fare: il manufacturing deve evolversi cercando di rimanere al passo con i tempi. È solo così che si può creare un ambiente bello ed entusiasmante dove lavorare. Se dovessi tornare indietro, all’inizio della mia carriera, rifarei esattamente quello che ho fatto.

💬 Quali sono le caratteristiche imprescindibili che un candidato deve avere per eccellere in ogni campo e che Lei cerca nei processi di selezione?

Certamente cerco persone curiose, consapevoli che sbagliare è parte del processo di miglioramento. La cultura dell'errore è fondamentale per sostenere il cambiamento. L'errore in sé non è un problema, ma la ripetitività dell'errore lo è, perché significa che qualcosa non va nel sistema.

In un candidato mi piacerebbe vedere la voglia di divertirsi e di affrontare una nuova sfida, deve sapersi muovere al di fuori dalla sua comfort zone, sennò non sarà mai sufficientemente curioso. Curiosità vuol dire uscire dalla propria zona di confort e mettersi in gioco sempre.

💬 Un messaggio per i giovani che possa essere loro di ispirazione

Nella fase iniziale del proprio percorso lavorativo, la cosa più importante è osare e sperimentare, ma poi, crescendo, diventa fondamentale non rischiare di essere il limite di sé stessi. Non ricordo l’autore ma c'è una frase che mi piace: Bisogna essere un nano sulle spalle dei giganti. La possibilità di lavorare con altri, delegare e fare squadra, è fondamentale per fare carriera e crescere.

Delegare e ascoltare le opinioni di tutti è importante per un buon manager. La delega non è altro che saper ascoltare gli altri. Non ascoltare è un'idea in più che ti sei perso. E credetemi, chi mi conosce sa che nel mio passato sono stato molto molto assertivo e poco propenso alla delega, ma poi ci si rende conto che cambiare ed evolvere significa andare avanti, guardare al futuro. A volte è necessario riflettere su cosa cambiare di noi stessi, e non negli altri o nell'azienda.

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